Vive nel mantovano a San Benedetto Po, ma nasce a Linz in Austria, in un ambiente familiare molto stimolante. La madre e pianista e il padre medico, ma sara fra le montagne dell’Alto Adige che vivra la sua infanzia. E’ positivamente influenzato da questi luoghi suggestivi, dove la neve, componente paesaggistica malinconica, e fonte di grande ispirazione, come tutti gli elementi naturali. Da sempre dedito alla musica, considerato un enfant prodige se si pensa che a soli sette anni compone brani per pianoforte. Dagli anni Ottanta inizia ad eseguire musiche dell’antico repertorio celtico facendosi apprezzare come compositore poliedrico e creativo poeta, suonando dodici strumenti musicali diversi. – Si ritiene un fattorino della musica: “Chi ha il dono della musica, deve considerarsi un portavoce, un messaggero, un tramite che comunica alla gente, nient’altro che con quello che gli e stato affidato. Dalla visione del mondo si elabora il pensiero, la poesia. La poesia puo essere tradotta in note come in parola. La musica e una grande “medicina”, perche al mondo e un continuo superare barriere di spine, giorno dopo giorno per tutti noi, per cui e molto salutare”. Occhiali tondi, un paio di baffi fini neri e vestito di lino bianco con camicia di tradizione indiana, Valerio sa condurre l’ascoltatore in un magico momento, utilizzando la voce che si mescola al suono armonioso dell’arpa celtica, di modello irlandese del 1830. “Questa musica dell’anima trasmette purezza che eleva e appaga, e tocca in profondita. Chi l’ascolta puo trattenerla con se una sera, un giorno, una vita”.
– A cura di Cristiana Zerbini
– A cura di Federica Lonati
“Ho imparato a guardare il cielo stellato e mi si è aperto un mondo”
Quanti, in tutto?
Dodici, ma l’unico strumento veramente importante, per me è la voce. Tutti sono in realtà pretesti per poter comunicare emozioni e positività.
E quando ha avuto inizio questa meraviglia?
Il caso mi ha voluto concedere una madre pianista. Fu lei che scoprì che ero già in grado, a soli quattro anni, di elaborare e comporre le mie prime armonie.
Quasi come Mozart.
Non esageriamo. Mi considero un artigiano, un artigiano della musica.
Già, la musica. Come la definirebbe, la sua?
Le etichette credo siano fortemente limitative. A questa domanda preferirei rispondere col silenzio facendo parlare solo la musica.
E cosa direbbe, secondo lei?
Di lasciarsi andare, respirarla. Direbbe anche di non porsi tante domande, perché è il respiro già risposta.
La sua maggiore soddisfazione?
Vedere la gente, dopo ogni concerto, andare via sintonizzata, positiva e serena con se stessa.
E la delusione più grande?
Sapere che così facilmente e rapidamente si torna fagocitati dall’estenuante vortice in cui sta vivendo l’intera umanità.
Sua madre probabilmente si aspettava un nuovo Chopin: chi le ha messo invece l’arpa in mano?
L’arpa è stata una mia scelta, un’attrazione fin da bambino. L’assimilazione poi dell’ammaliante stile celtico è dovuto ad un pregevole incontro che ebbi nei primi anni ’80 durante il mio più lungo viaggio durato anni, in cerca di nuovi spazi, soprattutto mentali. Si chiamava Christof Thomas, di West Berlino. Suonava il violino, quel particolare violino, il fiddle, tipico in Irlanda, che ha contribuito alla diffusione della musica di quelle terre.
Cosa le ha insegnato?
Suonando, a guardare il cielo stellato. L’ho guardato davvero. E mi si è aperto un mondo.
Ho parlato con alcune persone che mi hanno detto di aver ascoltato il suo cd “Riflessi sull’Acqua”. E di esserne rimasti piacevolmente sorpresi.
Ah sì? E mi tolga una curiosità, quale brano è stato più apprezzato da queste persone?
“Riflessi sull’Acqua”, in cui lei fa parlare la luna.
Certo è molto suggestivo.
Collabora ancora con quel violinista tedesco?
Ci siamo salutati poeticamente, tanti anni fa. Lui, dalla nave che si allontanava sempre più, suonava il suo violino e io, dal molo, gli rispondevo con la mia chitarra fra gli applausi della gente giù al porto. Finché la nave è diventata piccola ed è scomparsa all’orizzonte.
Vi siete più rivisti?
Mai più. A volte, prima di un concerto mi appare alla memoria e mi sorride.
(“Il Verona” 5 Ottobre 2006 giornalista: Pucci Davoli)
* per motivi religiosi desidera che il suo nome non venga menzionato
* per motivi religiosi desidera che il suo nome non venga menzionato.